LETTERA APERTA ai consulenti della protezione sociale dell'INPS

Nazionale -

LETTERA APERTA Ai consulenti della protezione sociale firmatari della nota del 01/02/2021 indirizzata ai sindacati dell’INPS

e p.c.    A tutti i lavoratori

Oggetto: Contratto integrativo 2020, TEP e Schede di valutazione individuale.

Care colleghe e cari colleghi,

concordiamo pienamente con i contenuti della vostra nota inviata nella tarda serata di ieri  a tutte le organizzazioni sindacali dell’Istituto; è una lettera che avrebbe potuto sottoscrivere qualunque iscritto, militante o dirigente sindacale della USB, perché come abbiamo avuto modo di affermare in più occasioni riteniamo che le schede di valutazione individuale siano uno strumento decisamente discrezionale, divisivo, non utile a migliorare il servizio e a favorire un clima aziendale positivo. Per questo ci chiediamo perché non abbiate sentito il bisogno di socializzarla con gli altri lavoratori, evitando di dare l’impressione di un blocco definito, separato dal resto del personale.

L’idea di esasperare la competizione tra lavoratori, di puntare sulla valutazione individuale come strumento premiale o punitivo ricalcando l’immagine della frusta e della carota, non solo è vecchia e superata, come scrivete nella vostra lettera, ma è il frutto di quell’odio sociale contro i lavoratori pubblici che Brunetta ha tradotto in norme di legge che i suoi successori di diverso orientamento politico hanno poi confermato fino ad oggi. Occorre voltare pagina rispetto a quella lunga stagione ed aprire una nuova fase, in cui davvero il cittadino e non il cliente, come giustamente sottolineate, sia messo al centro dell’azione amministrativa.

Per rompere il muro tra lavoratori pubblici e cittadini occorre recuperare efficienza e garantire servizi adeguati, tempestivi. Per farlo non occorrono “le pagelline”, ma è necessario ripensare innanzitutto il modello organizzativo che l’INPS si è dato nel 2010 e che ha peggiorato la funzionalità dell’Istituto. Occorre abbandonare definitivamente la parcellizzazione dell’attività lavorativa e tornare ad un’organizzazione per processi, come stiamo chiedendo inascoltati da diverso tempo, recuperando una visione ampia dell’attività che possa abbracciare interi settori di lavoro. Occorre recuperare autonomia ed efficienza nell’informatica dell’Istituto, dopo una lunga stagione di subalternità alle società esterne. Occorre investire in un processo generalizzato di formazione, che sia realmente funzionale ad una crescita delle competenze e della professionalità.

Vogliamo parlare di questo e non di astratti criteri di valutazione. Vogliamo che il TEP (trattamento economico di professionalità) sia difeso dall’Istituto per quello che è e non che diventi merce di scambio con i ministeri vigilanti, sacrificato sull’altare di una riforma della Pubblica Amministrazione che in dodici anni non ha prodotto alcun miglioramento.

Quello che voi scrivete noi lo mettiamo in pratica tutti i giorni, cercando di promuovere iniziative che contrastino scelte che a noi sembrano inopportune e che producono effetti negativi. Contro le schede di valutazione individuale abbiamo chiamato a scioperare le lavoratrici e i lavoratori dell’INPS lo scorso 28 gennaio, con un presidio davanti alla sede di Roma Amba Aradam per denunciare anche una riorganizzazione delle sedi territoriali che penalizza i cittadini, la funzionalità dell’Istituto e il personale. Nella stessa mattinata, dopo lo sciopero, abbiamo organizzato un’assemblea online che ha trattato questi ed altri temi d’interesse generale, come la necessità d’incrementare il numero di assunzioni programmate, il riconoscimento a chi lavora in Smart working degli stessi istituti normativi ed economici di chi svolge attività in presenza (buono pasto, straordinario, recupero maggiore orario, permessi), la riattivazione delle progressioni economiche all’interno delle Aree A-B-C e lo scorrimento delle graduatorie delle recenti selezioni per i passaggi di area.

Non sappiamo quanti di voi abbiano partecipato a quelle iniziative, così come alla raccolta firme per chiedere l’abolizione della tassa sulla malattia introdotta da Brunetta e la modifica delle fasce di reperibilità in caso di assenza per malattia, attualmente penalizzanti rispetto al lavoro privato.

Condividiamo i contenuti della vostra lettera, ma riteniamo ci sia bisogno di un maggiore protagonismo dei lavoratori nella partecipazione e nell’organizzazione delle mobilitazioni. Tuttavia, prestiamo sempre la massima attenzione quando i lavoratori decidono di prendere parola e di porre delle richieste al sindacato. Quello che invece ci lascia perplessi è il rivolgervi al sindacato come se fosse altro da voi, considerando il sindacato   un soggetto a voi estraneo, distante, al quale chiedere conto di questioni per voi importanti ma con il quale non vi volete mischiare, contaminare. Anche il passaggio in cui dichiarate di essere pronti ad andare altrove, se non dovessero essere soddisfatte le vostre richieste, risulta poco rispettoso nei confronti di quei lavoratori che non hanno avuto grandi opportunità di scegliere dove lavorare.

La nostra esperienza sindacale è partita quasi quarant’anni fa con la formazione delle RdB  (Rappresentanze di Base) ed è rimasta per tutto questo tempo fortemente ancorata alla base dei lavoratori, arrivando nel 2010 alla fondazione della USB (Unione Sindacale di Base), una confederazione che si è posta l’obiettivo di ricostruire il movimento dei lavoratori in questo paese attraverso un sindacato conflittuale, di classe e di massa. Il sindacato siamo noi, siamo tutti noi, non ci sono funzionari e burocrati sindacali da una parte e lavoratori dall’altra.

Ecco, questo è il nostro progetto sindacale e non pretendiamo che possa interessare tutte e tutti. Quel che ci sembra inopportuno, invece, è restare alla finestra, pretendere senza dare, chiedere senza partecipare. Siamo convinti che ci sia ancora un grande bisogno di sindacato in questo paese, soprattutto in momenti difficili come questo. Bisogna scegliere da che parte stare, non dimenticando le responsabilità di chi ha favorito la precarietà nel lavoro, di chi ha permesso che si smantellassero tutele costruite con decenni di lotte, sacrifici, sangue. In gioco c’è molto di più della valutazione individuale: c’è il futuro di tutti noi e del Welfare pubblico.

Roma, 3 febbraio 2021   p. USB Pubblico Impiego INPS/Luigi Romagnoli

(20/2021)