P.A.: SUI TAGLI AL SALARIO ACCESSORIO IL MINISTRO BRUNETTA NEGA L'EVIDENZA

COMUNICATO STAMPA

 

Il Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, inaugurando ieri a Roma con un convegno il ventesimo FORUM PA, ha più volte affermato di non aver tagliato il salario dei pubblici dipendenti, ma di voler premiare i più meritevoli.

“E’ un’affermazione smentita dai fatti – riferisce Luigi Romagnoli della RdB-CUB Pubblico Impiego, presente al convegno – basta andare a leggersi l’art. 67 della Legge 133 del 2008 e verificare ancora oggi la difficoltà delle amministrazioni pubbliche a definire l’incentivazione per la produttività del 2009”.

Continua l’esponente della RdB-CUB: “Quando, forzando il protocollo prestabilito, ho chiesto al Ministro se era vero che la Legge 133 avesse decurtato il salario accessorio dei lavoratori pubblici, la sua risposta è stato un secco no. A questo punto o il Ministro ha mentito, ed in un Paese democratico dovrebbe rassegnare le dimissioni, oppure non ci sono tagli, ed allora le amministrazioni dovrebbero immediatamente mettere a disposizione della contrattazione i Fondi necessari a pagare gli incentivi nel 2009”, conclude Romagnoli. 

 

Federazione RdB-CuB Pubblico Impiego

 

 

 

 

P.A. - ROMAGNOLI (RdB-CUB): BRUNETTA MENTE SU TAGLI A SALARIO BASTA LEGGERSI ART. 67 DI LEGGE 133/2008

                             

(DIRE) Roma, 12 mag. - Parla di "un'affermazione smentita dai fatti" Luigi Romagnoli della Rdb-Cub Pubblico impiego, riferendosi al ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, che ieri, a Roma al convegno per l'inaugurazione del ventesimo Forum Pa., ha detto "di non aver tagliato il salario dei pubblici dipendenti, ma di voler premiare i piu' meritevoli". Secondo Romagnoli, infatti, "basta andare a leggersi l'art. 67 della legge 133 del 2008 e verificare ancora oggi la difficoltà delle amministrazioni pubbliche a definire l'incentivazione per la produttivitaà del 2009". "Quando, forzando il protocollo prestabilito- continua l'esponente della Rdb-Cub- ho chiesto al ministro se era vero che la legge 133 avesse decurtato il salario accessorio dei lavoratori pubblici, la sua risposta e' stato un secco no. A questo punto- conclude- o il ministro ha mentito, e in un Paese democratico dovrebbe rassegnare le dimissioni, oppure non ci sono tagli, e allora le amministrazioni dovrebbero immediatamente mettere a disposizione della contrattazione i fondi necessari a pagare gli incentivi nel 2009".

 

 

 

 

P.A.: BRUNETTA; COSTI SPAVENTOSI, DECRETO O DIMISSIONI. 300 MLD L'ANNO CIFRA ENORME; SINDACATI NON MI FANNO FESSO

 


(ANSA) - ROMA, 11 MAG - «Se non passa il decreto in 60 giorni, me ne vado». Renato Brunetta, ministro per la Pubblica Amministrazione, mette sul piatto le sue dimissioni se non sarà approvata la sua «rivoluzione» sulla pubblica amministrazione che prevede più trasparenza, meritocrazia, lotta ai fannulloni, sempre meno carta e sempre più Ict. E torna a puntare l'indice contro la «cattiva politica» e il «cattivo sindacato» che hanno prodotto la «politica balorda» del «tutto a tutti: l'esatto contrario della premialità». Inaugurando la XX edizione del Forum P.A., Brunetta parla del suo ambizioso progetto: «Stiamo cercando - dice - di portare all'eccellenza la pubblica amministrazione». Che - ricorda - ha un costo «spaventoso»: 300 miliardi l'anno a fronte di servizi giudicati in media non positivi dai cittadini. Dopo il primo via libera da parte del consiglio dei ministri, dunque, procede l'iter del decreto delegato che attua la riforma: domani stesso sarà trasmesso alle Camere, è previsto anche un esame da parte della Conferenza Unificata, delle commissioni parlamentari e delle parti sociali attraverso il Cnel. «Se c'è bisogno di un ulteriore passaggio con i sindacati dei lavoratori pubblici lo faremo, ma se entro 60 giorni non farò il decreto me ne vado», ha insistito nel suo intervento il ministro aggiungendo che «la pubblica amministrazione non produce bulloni, ma beni e servizi di un Paese come la salute, la scuola, la giustizia che sono fondamentali per la vita di un Paese». Secondo Brunetta, ci sono le condizioni per arrivare all'eccellenza perchè si spendono un «sacco di soldi» e in media il capitale umano è «superiore a quello del settore privato». La convinzione è che finora la politica, il sindacato e la dirigenza non hanno fatto il loro mestiere (è ricorso all'espressione il «pesce puzza dalla testa« per essere ancora più esplicativo). Vanno, dunque, cambiate le regole «balorde« a parità di soldi. «La P.A.- ha aggiunto Brunetta - è troppo importante perchè sia lasciata solo alla politica e ai sindacati. Deve essere oggetto di valutazione di tutti gli stakeholder, sentiremo la Marcegagliae tutto il sistema delle imprese, delle famiglie, cosa ne pensa il parlamento e anche il sistema delle autonomie». Quindi il messaggio al sindacato: «Certo è un interlocutore importante ma non l'unico. Nella pubblica amministrazione il contratto ha prodotto rendita. Non mi fanno fessi con parole d'ordine 'Viva il contratto, abbasso la legge'. Vivale regole chiare e certe. Sotto la parola contrattazione è passata l'ira di Dio di negatività». Sulla sua rivoluzione, ha rilevato ancora, la politica, una volta tanto, è stata più avanzata. Lo è stata il «mio partito ma anche l'Udc, una parte dell'Udc e dell'Idv». E i sindacati? La Cgilè «ferocemente contro», mentre Cisl, Uil e Ugl «stanno a guardare». Infine, anche una stoccata alle public utility: «si diano una regolata anche loro, devono avere il fiato sul collo dei cittadini». Al ministro sono state rivolte alcune domande giunte via e-mail, ma anche dai presenti in sala.

Molti i ringraziamenti per il lavoro fatto, ma c'è stato anche un rappresentante del sindacato di base Rdb che ha accusato il governo di aver tagliato il salario accessorio. «Non me ne fotte niente di queste domande, sono finte, si facciano domande vere», è stata la risposta del ministro.