RIFORMA BRUNETTA, IL MINISTRO CORRE AI RIPARI PER TAGLIARE IMMEDIATAMENTE LE RELAZIONI SINDACALI

Comunicato n. 02/11

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Nazionale -

 

Dopo che ne avevamo parlato sul nostro periodico “Eppure soffia”, anche altre organizzazioni sindacali hanno diffuso la notizia delle dimissioni del commissario della CIVIT Pietro Micheli, arrivando alla conclusione che il D.Lgs. 150/2009 risulta, al momento, di difficile applicazione anche per le criticità denunciate dal dimissionario membro della Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche.  

Addirittura il segretario della CISL INPS si è spinto, nel corso dell’ultimo incontro al tavolo sindacale, ad affermare che il segretario generale Raffaele Bonanni, dando gli auguri di Natale ai delegati ha confidato che del D.Lgs. 150 non se ne sarebbe fatto più niente, tanto che a quel punto abbiamo obiettato al collega della CISL la scelta di firmare il contratto integrativo 2010 dell’INPS nel quale si applicano le norme della Riforma.    

L’ottimismo, tuttavia, è durato poco, perché per aggirare le numerose sentenze dei Giudici del lavoro che in questi mesi si sono espressi contro l’immediata applicazione delle norme del D.Lgs. 150, in mancanza di un preventivo recepimento delle stesse nei contratti collettivi di lavoro, il ministro Brunetta ha preparato un nuovo decreto, che sembra sarà discusso domani in Consiglio dei ministri, per interpretare le norme contraddittorie della Riforma e rendere immediatamente applicabile la parte relativa al taglio delle relazioni sindacali e all’affidamento esclusivo alla dirigenza delle decisioni in merito a: organizzazione degli uffici e gestione del personale; affidamento e revoca degli incarichi dirigenziali. Con riferimento al sistema sanzionatorio, alle progressioni di carriera e al riconoscimento dell’incentivo per la produttività, la Riforma prevede che la contrattazione sia consentita negli esclusivi limiti previsti dalle norme di legge. 

Vedremo il testo del decreto, tuttavia riteniamo resti aperta la questione riguardante la meritocrazia e i premi, in quanto l’art. 29 del D. Lgs. 150/2009 stabilisce che le norme del TITOLO III sono inderogabili e devono essere inserite obbligatoriamente nei contratti collettivi nazionali, a partire dalla tornata contrattuale successiva all’approvazione della Riforma. Questo ci porta ad affermare che finché tali norme non saranno inserite nei contratti collettivi nazionali di lavoro non potranno essere applicate nelle singole amministrazioni, mentre all’INPS si è dato seguito all’art. 65 della Riforma, introducendo con il recente accordo integrativo del 2010 il coefficiente di merito 1,2 che corrisponde alla fascia dei super bravi. 

E’ chiaro che il ministro, in mancanza di risorse economiche per far decollare l’architettura delle fasce e dei premi, punti immediatamente a dare una mazzata alle relazioni sindacali, per ridurre drasticamente gli strumenti di difesa dei lavoratori. 

Noi non abbiamo firmato il contratto integrativo INPS del 2010 e su questi ed altri punti chiameremo i lavoratori ad esprimersi con il referendum che promuoveremo sull’ipotesi di accordo. Da subito riteniamo che il tema della democrazia e delle prerogative sindacali debba diventare dentro l’INPS terreno di mobilitazione generale, aprendo su questo una specifica vertenza, anche per respingere l’assalto della dirigenza che, messa alle corde dalla politica e dal management interno, scarica sui lavoratori le proprie frustrazioni e la propria incapacità di governare i rapporti con giustizia e intelligenza.