SICUREZZA RIDOTTA ALL' OSSO

Comunicato n. 38/13

Roma -

Se dovessimo utilizzare come termometro la frequenza con la quale ci piovono addosso messaggi sulla sicurezza e stress da lavoro correlato, saremmo sereni. Negli ultimi mesi infatti i messaggi coi relativi allegati si susseguono in Hermes a tamburo battente anche se di fatto poi scarseggiano le iniziative conseguenti.

Non è certamente facile districarsi nella delicata materia, possiamo considerare positivamente il fatto che la direzione metropolitana abbia finalmente mostrato di volersene doverosamente occupare (vedi modalità operative del messaggio n. 17352 del 29.10.2013), prendendo atto che un primo passo in tal senso lo si sta effettuando. Trattandosi del resto di un tema scottante è comprensibile che nessun dirigente voglia ora correre il rischio di bruciarsi. Per cui calma e gesso.

Non possiamo, tuttavia, dimenticare che l’avvio della rilevazione dello stress da lavoro correlato (di cui al messaggio n. 11028 dell’8.07.2013) parte con soli tre anni di ritardo rispetto a quanto statuito dalla circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel lontano 18.11.2010 (successivamente ripreso da un altro messaggio in Hermes n. 32216 del 21.12.2010). Ma meglio tardi che mai.

Così come bisogna rammentare che, alla base di ogni futura rilevazione degna di questo nome, va ricercato e perseguito il coinvolgimento di tutto il personale senza eccezione alcuna. Ci sembra questa una condizione minima da rispettare  se si vogliono ottenere, sia pure nel tempo, “risultati” che abbiano attendibilità.

Ed è proprio in questo senso che appare quanto mai opportuno, nell’ambito del processo di rilevazione già avviato, prevedere l’effettuazione di una valutazione approfondita comunque, a prescindere dagli esiti della fase definita preliminare che, al momento, rischia di rivelarsi ovunque una mera operazione di facciata. Se così fosse, la direzione metropolitana si farebbe infatti promotrice, al di là di ogni lodevole intenzione, di un percorso metodologico che rappresenta soltanto il livello minimo di attuazione dell’obbligo normativo, formale e non sostanziale (come la stessa Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro formalmente ha più volte precisato).

Peraltro, il manuale pubblicato dall’INAIL cui il nostro Istituto fa espressamente riferimento, invita il datore di lavoro ad un “superamento delle prescrizioni solo minime, in favore di un percorso più articolato e scientificamente più corretto”.

Data la peculiarità del rischio di stress da lavoro correlato, la necessaria analisi della percezione dei lavoratori viene a costituire l’elemento chiave nella precisa  caratterizzazione del rischio stesso, specialmente in quelle realtà dove non può bastare la semplice adozione di apposite liste di controllo come sta avvenendo.

In una parola, se ora non si coinvolgono fattivamente tutti i lavoratori il livello del rischio di stress da lavoro correlato è destinato a rimanere basso, con tanti saluti all’efficacia e alla correttezza di cui si permea questa iniziale valutazione.

Ai numerosi messaggi in Hermes giustamente diramati sulla materia (8 in poco meno di 4 mesi) vorremmo si affiancassero presto iniziative concrete nel senso indicato, con spirito di reciproca collaborazione sull’impostazione metodologica, tenendo sempre presente l’importanza degli RLS e di particolari categorie come gli psicologi, se non si vuole ridurre all’osso la sicurezza, con rischi incalcolabili.