UNA PETIZIONE DA SBALLO
Comunicato n. 33/12
Si è conclusa nel Lazio, con esito che definiremmo strabiliante, la raccolta delle firme partita oltre un mese fa nell’ambito della mobilitazione nazionale contro il cumulo degli incarichi dei manager pubblici, denominata No Mastrapasqua Day.
Rammentiamo che la petizione popolare chiede in sostanza una norma di legge che vieti in maniera tassativa ai dirigenti vertici di aziende e di amministrazioni pubbliche di cumulare più incarichi contemporaneamente in società private, ivi comprese quelle a partecipazione pubblica.
I cittadini che hanno sottoscritto la petizione accalcandosi ai tavoli allestiti dalla USB, in occasione del loro accesso a una delle 12 sedi INPS (sulle 16 in totale) interessate dall’iniziativa in ambito regionale, sono stati complessivamente ben 2.541, con Latina (354 utenti), Montesacro (329) e l’Aurelio (314) sugli scudi.
Da rimarcare l’attenzione rivolta a questa iniziativa dagli organi di stampa che, soprattutto a livello locale, hanno mostrato viva sensibilità nei diversi Municipi.
Notevole perplessità e forte indignazione ha suscitato in particolare il fatto che Antonio Mastrapasqua, ex commissario e attuale presidente del nostro Istituto, sieda ufficialmente su almeno 25 poltrone. Il tutto senza un briciolo di pudore.
Commenti abbastanza coloriti di lavoratori ed utenti ha poi provocato la misera retribuzione, come da formale dichiarazione dei redditi, di questo “boiardo” che ammonta appena ad un milione e duecentomila euro, vale a dire due miliardi e quattrocentomila delle vecchie lire.
E senza tener conto del merito, che sempre più spesso non rappresenta un criterio utile per l’eventuale nomina a manager. Questa “eccessiva concentrazione di poteri” in una sola persona, così come un palese conflitto d’interessi (Mastrapasqua è anche vice presidente di Equitalia), sono stati opportunamente segnalati nella relazione 2011 della Corte dei Conti.
Ce ne sarebbe abbastanza perché il ministro coccodrillo prendesse il coraggio a due mani per intervenire doverosamente, cosa che è stata più volte sollecitata a fare, anche per mostrare uguale sobrietà ed altrettanto rigore nei confronti di chi passa stupidamente la vita a inseguire il denaro rovinando quella degli altri.
Ma il governo dei tecnici pensa da sempre a spremere soltanto i lavoratori per salvare le banche e purtroppo di questo non tutti hanno preso coscienza, così come c’è incredibilmente ancora qualcuno che crede alle panzane raccontate in questi giorni dal presidente, in merito ai tagli del personale e delle retribuzioni (vedi in proposito il fantasmagorico comunicato stampa diramato esattamente una settimana fa in Hermes, dopo essere stato colpito “sulla via di Damasco”).
In realtà potrebbe essere vicina la fine e questi pseudo mega manager ricchi di niente lo sanno. Dunque bisogna subito riciclarsi. E prima che sia troppo tardi.
Le 2.541 firme raccolte con certosina pazienza nel Lazio, grazie all’impegno dei delegati ma anche a quello di molti colleghi che hanno offerto spontaneamente il loro contributo, saranno consegnate al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai gruppi parlamentari della Camera e del Senato ed infine ai ministri competenti.
Una iniziativa nobile e doverosa dettata dalla mancanza di normative adeguate che regolino l’intera materia come, del resto, si converrebbe in un Paese civile.