UNO SCIOPERO C'E' GIA': PARTECIPIAMO A QUELLO
Comunicato n. 40/08
L’applicazione della Legge 133/2008 (ex D.L. 112) incide sul Fondo di Ente 2009 con tre specifici interventi:
1) riporta il Fondo di Ente 2009 ai valori del 2004;
2) decurta del 10% i valori del 2004;
3) disapplica l’art. 18 della Legge 88/89 – Incentivo Speciale.
Poiché l’ultimo Fondo di Ente concordato è quello del 2007, calcoleremo l’effetto di questi tre interventi sull’importo di tale Fondo (i valori sono espressi in milioni di euro):
1) importo 2007 (356) – Importo 2004 (337) = La differenza è una diminuzione di 19 MLN di euro;
2) importo 2004 (337) – La diminuzione del 10% corrisponde a 33 MLN di euro;
3) disapplicazione art. 18 sul Fondo 2004 – Si perdono 144 MLN di euro.
Il totale dei tagli sul Fondo è pari a: 19+33+144=196 MLN. Nell’incontro con i sindacati il commissario ha indicato proprio in 196 milioni di euro i tagli derivanti dall’applicazione della manovra economica del governo. Il Fondo 2009 sarà quindi determinato nel seguente modo: Fondo 2007 (356) – Tagli (196) = Fondo 2009 (160).
Quali effetti sull’incentivo individuale nel 2009?
Sul Fondo gravano ogni anno le seguenti voci fisse, il cui importo può variare, qui riportiamo le cifre più recenti, relative al contratto integrativo 2007:
A) costo dei passaggi e delle progressioni economiche (38 MLN);
B) costo del sistema indennitario (93 MLN);
C) costo di turni e straordinari (27 MLN).
Il totale delle spese fisse corrisponde a: 38+93+27=158 milioni di euro. Se sottraiamo al Fondo 2009 (160 MLN) le spese fisse (158 MLN), per l’incentivo da distribuire a 30.000 lavoratori resteranno 2 milioni di euro, praticamente… 66 euro annui a dipendente!!!
Cosa vogliono in cambio per restituirci quello che era già nostro?
Il commissario dell’INPS ha affermato che non sarà l’uomo che taglierà ai dipendenti 196 milioni di euro di incentivi. In cambio, annuncia la presentazione di un piano industriale. E’ facile ipotizzare di cosa possa trattarsi: tagli agli organici che determineranno ulteriore aumento dei carichi di lavoro, già arrivati a limiti insopportabili; prolungamento dell’attività di sportello ed aperture eccezionali delle sedi, secondo regole commerciali da supermercato; orario di lavoro europeo, con pausa pranzo prolungata ed ingresso ritardato alle ore 9,00. Questo ed altro ancora, per avere indietro soldi che erano già nostri e ci sono stati sottratti per poterci poi ricattare con proposte che peggiorano le condizioni di lavoro ed anche quelle economiche, perché è comunque chiara l’intenzione che in futuro gli incentivi non vadano a tutto il personale. E’ come quando ci rubano il portafoglio e poi, per restituircelo magari privo del denaro, ci chiedono pure la tangente.
Noi non siamo disposti ad accettare questa impostazione. Noi non dimentichiamo che ad ogni rinnovo di contratto una parte degli aumenti invece di andare a far parte del salario tabellare ha finanziato i Fondi di Ente con i quali ci si è pagato di tutto e, solo in parte, la produttività dei lavoratori. Inoltre, storicamente, una quota del Fondo è rappresentata da risorse che già venivano riconosciute ai lavoratori sotto altra forma (ad esempio il corrispettivo delle 250 ore pro capite di straordinario).
Ma è solo una questione di soldi?
Certamente la decurtazione individuale di 6.000 euro di salario accessorio è estremamente preoccupante, ma è necessario guardare oltre, agli altri interventi che ricadranno sulla nostra pelle e su quella dei cittadini. Si sta smantellando il diritto ad una pensione pubblica dignitosa e si chiede ai lavoratori di rinunciare alla propria liquidazione per finanziarsi una pensione privata. In futuro, se non si riforma il sistema previdenziale utilizzando un calcolo che restituisca valore alle pensioni, l’INPS vedrà ulteriormente ridimensionata la propria funzione e finirà per erogare solo pensioni sociali, mentre il recupero crediti è stato già ceduto ad Equitalia SpA e l’informatica appaltata all’esterno.
In gioco, quindi, c’è il nostro posto di lavoro, il futuro dell’ente e quello dei servizi che diamo ai cittadini: in gioco c’è il mantenimento di una previdenza, di una scuola, di una sanità pubbliche.
La sola risposta è lo SCIOPERO GENERALE
La manovra economica del governo, espressa con la Legge 133/2008 (ex DL 112), è soltanto una parte di un più ampio mosaico di norme che hanno minato lo Stato Sociale, come ad esempio: la riforma pensionistica Dini del 1995 e le integrazioni degli anni seguenti; le Leggi Treu e la Legge 30 del 2003 sul precariato; il memorandum e l’accordo sul welfare del 2007; la proposta di Legge delega 1299 (Cazzola ed altri).
La risposta deve essere adeguata alla portata dell’attacco che stiamo subendo. Per questo proponiamo alle RSU ed a tutti i lavoratori dell’INPS di aderire allo sciopero generale del 17 ottobre indetto da CUB, Confederazione COBAS ed SdL, scegliendo di dare forza ad una piattaforma rivendicativa che ha tra gli obbiettivi:
· rilancio della pensione pubblica e ferma opposizione allo scippo del TFR per il finanziamento dei fondi pensione privati;
· piena occupazione e rifiuto di ogni forma di precariato, risolvendo positivamente la vertenza dei precari della Croce Rossa Italiana e dell’INPS di Bolzano;
· forti aumenti per stipendi e pensioni, insieme al ripristino di un meccanismo automatico di adeguamento dei salari all’aumento del costo della vita;
· difesa e potenziamento di sanità, scuola e previdenza pubbliche;
· maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro con la previsione di sanzioni penali per chi non è in regola.
Non tutte le piattaforme sindacali sono uguali…
17 OTTOBRE 2008 – SCIOPERO GENERALE
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
Ore 10 - da PIAZZA DELLA REPUBBLICA a PIAZZA S. GIOVANNI