USB INPS, RESPINTO IL RICORSO SULL'ORARIO DI LAVORO. PRESENTATO APPELLO CONTRO LA SENTENZA

Comunicato n. 30/15

In allegato:

la sentenza del Tribunale di Roma – 1^ Sezione Lavoro;

il documento CGIL del 6 febbraio 2015.

Nazionale -

Il giudice del lavoro del Tribunale di Roma ha respinto il ricorso presentato dalla USB, ritenendo legittimo il comportamento dell’INPS, che ha rinviato direttamente al livello territoriale la contrattazione dell’orario di lavoro, a seguito della riduzione dell’orario di servizio, senza convocare preventivamente il tavolo sindacale nazionale per la modifica dell’accordo nazionale quadro di ente sull’orario di lavoro.

 

Abbiamo dato mandato ai nostri legali di presentare appello contro una sentenza confusa, nella quale il giudice tra le altre cose afferma che USB nel ricorso ha lamentato che sia stata demandata alla contrattazione territoriale una materia, quella dell’orario di lavoro, di competenza della contrattazione collettiva nazionale. Non è vero. USB ha lamentato che non si sia rispettato quanto stabilito dal contratto, che sull’orario di lavoro prevede due livelli di contrattazione: nazionale e territoriale. L’INPS ha negato il primo livello ed ha direttamente demandato la contrattazione al secondo livello.

 

Il giudice nella sentenza si dilunga molto nel dimostrare che l’orario di servizio non è materia di contrattazione, in base all’art. 40 del d.lgs. 165/2001, come modificato dal d.lgs. 150/2009 (la famosa Riforma Brunetta). Gli viene in soccorso la CGIL dell’INPS, il cui documento del 6 febbraio 2015 intitolato “Risultati ottenuti e obiettivi da raggiungere” sostiene le stesse tesi ed è stato depositato in tribunale dai legali dell’INPS come memoria difensiva, dimostrando che non ha argomenti propri da far valere. Ebbene, questi signori si sono scomodati per nulla, perché l’orario di servizio non è mai stato oggetto di contrattazione. Infatti USB nel ricorso non ha lamentato la mancata contrattazione nazionale sull’orario di servizio ma sull’orario di lavoro, che è altra cosa. Il fatto, poi, che la CGIL scriva un documento prendendo a riferimento il d.lgs. 150/2009 (la Riforma Brunetta) per tentare di dimostrare l’infondatezza dei ragionamenti della USB, è il segno che il contrasto della CGIL alla Riforma Brunetta sia stato negli anni passati solo di facciata e che lo storico sindacato di “sinistra” sia ormai al servizio dell’Amministrazione, ancor di più dopo la nomina dei nuovi vertici dell’ente.

 

Noi continuiamo a batterci con coerenza perché nei posti di lavoro non siano tolti altri spazi di confronto democratico e non si riduca il sindacato al ruolo di trascrittore delle volontà dell’Amministrazione. Se gli altri sindacati avessero sostenuto le iniziative della USB, non ci avrebbero privato con facilità dei tempi tecnici e del permesso banca, non ci avrebbero decurtato il buono pasto e negato la contrattazione nazionale sull’orario di lavoro, per fare alcuni esempi eclatanti.

 

Opponiamoci tutti insieme all’autoritarismo con cui si vogliono regolare i rapporti con il sindacato e con i lavoratori dell’ente. Alziamo la testa, alziamo la voce. Insieme, tutti insieme, per riprenderci quello che ci hanno tolto.