APPALTO SERVIZIO POSTALE INPS - Di passo in passo… la pecora va al macello!
Nel silenzio e nella più totale indifferenza delle OOSS confederali, è stato in questi giorni avviato anche all’ INPS di Viterbo il piano di esternalizzazione delle funzioni pubbliche ai privati, attraverso l’appalto del servizio postale che, fino ad oggi, era stato egregiamente gestito dal personale interno.
E’ questo, dopo quello già effettuato sul servizio ai call center, un ulteriore passo verso la privatizzazione dei servizi che la nostra OS paventava da tempo e ritenuta dagli altri solo una previsione catastrofica e comunque di là da venire.
Sicuramente, si tratta di un trasferimento di risorse pubbliche nelle tasche di società private le quali, per garantirsi un profitto e far apparire conveniente la riduzione dei costi, applicheranno poi un risparmio sui trattamenti economici del lavoratore privato o sulla qualità e/o quantità del servizio. Naturalmente, se la matematica non è una opinione.
Nonostante i precedenti inqualificabili esempi di gestione privata, o di un passaggio alla gestione privata, che hanno anche determinato nel tempo un aumento dei costi per i cittadini (vedi acqua, ferrovie, autostrade, Telecom) e una perdita nella qualità nei servizi, il processo di svendita di tutto ciò che è pubblico continua.
E così oggi tocca alla posta, domani ai data base e poi forse, siamo un po’ malevoli, ai restanti immobili ed i fondi a deposito.
Oggi le funzioni, poi le attrezzature, domani i lavoratori potranno essere ceduti, come d’altra parte recita il famigerato decreto 150 (la “riforma“ Brunetta) quando cita “la cessione dei rami d’azienda” nella Pubblica Amministrazione.
Esternalizzare significa perdere posti pubblici ora e per sempre. I vuoti di organico vengono riempiti dai nuovi lavoratori a diritti ridotti (come gli interinali, co-co-co, LPU e privati in genere), in attesa che il pubblico impiego perda i suoi.
Questa modernità che spaccia precarietà per flessibilità ed efficienza per il profitto di pochi, oggi mostra nettamente la corda. Rivendichiamo la necessità, l’urgenza di nuove assunzioni a copertura delle carenze organiche, in modo da salvaguardare i minimi contrattuali e la qualità dei servizi erogati ai cittadini.
Non vogliamo una guerra tra poveri pubblici e poveri privati, sosteniamo la lotta per la dignità del salario di tutti e dei diritti di qualunque lavoratore, nella consapevolezza però che lo smantellamento dei diritti del pubblico impiego sia la premessa per devastare il sistema di garanzie dell’intero mondo del lavoro.
Gli ultimi contratti erano pieni di codici disciplinari, ora con la manovra del Governo non abbiamo più neanche il rinnovo del contratto. Dal ’93, CGIL-CISL- UIL e i vari governi che si sono succeduti ci chiedono sacrifici, senza riuscire a restituirci, peraltro, dignità e benessere. C’è rimasta la pelle, vendiamola cara!!!
RdB USB PI Viterbo