GRAZIE A QUANTI HANNO VOLUTO ESSERCI

Comunicato n. 35/10

Nazionale -

 

Oltre 3.000 lavoratori dell’INPS hanno partecipato allo sciopero generale del pubblico impiego, proclamato da USB e COBAS per il 14 giugno scorso, contro la manovra economica del governo che blocca gli stipendi per quattro anni, riduce gli organici, impedisce le assunzioni, innalza l’età anagrafica per la pensione, modifica il calcolo della liquidazione. Ha scioperato il 17% del personale in rapporto a quanti erano presenti in servizio il 14 giugno. Particolarmente significative le percentuali di adesione di alcune regioni: LOMBARDIA 43%; SARDEGNA 25%; TOSCANA 22%; EMILIA ROMAGNA 18%. I dati, come al solito, sono ancora provvisori e chissà quando perverranno a livello centrale le comunicazioni di tutte le sedi. I principali cortei si sono svolti a Milano, Roma e Napoli, ma altre manifestazioni si sono tenute a Cagliari, Pescara, Palermo ed altre città. Combattivo il corteo romano, che si è contrapposto all’atteggiamento ostile delle forze di polizia presenti in piazza, conquistando un percorso che ha portato i manifestanti sotto i ministeri del lavoro, dello sviluppo economico, per finire davanti a quello dell’economia, dove all’indirizzo del ministro Tremonti e dell’intero governo è stato a lungo indirizzato il grido “vergogna”.

 

Vogliamo ringraziare i lavoratori dell’INPS che hanno voluto esserci, perché hanno dimostrato che non sono disposti ad arrendersi al saccheggio continuo perpetrato a danno del pubblico impiego, dando un segnale forte e confermando che ancora oggi lo sciopero resta la principale arma di protesta in mano ai lavoratori. Non è un caso che i padroni della Fiat stiano imponendo un accordo allo stabilimento di Pomigliano che farà scuola e che, di fatto, impedisce l’esercizio di diritti costituzionali come lo sciopero. Lo dovrebbe comprendere chi pensa che ormai lo sciopero sia un’arma spuntata. Molto dipende, come sempre, dalla coesione e dalla partecipazione popolare alle proteste.

 

Noi continueremo ad impegnarci perché chi non ha aderito allo sciopero del 14 giugno riveda in futuro la propria scelta, convinti che solo l’allargamento del conflitto possa impedire lo smantellamento dello stato sociale e la liquidazione dei diritti dei lavoratori.