LA RGS SI ACCANISCE SUI PERMESSI LEGGE 104/1992 MA I SUOI ALL'INPS CHIEDONO IL BUONO PASTO SENZA CONTROLLI

Comunicato n. 45/14

Nazionale -

La Ragioneria Generale dello Stato sembra che abbia sollevato problemi di legittimità in merito all’equiparazione dei permessi orari ex art. 33, commi 3 e 6, della Legge 104/1992, alla presenza in servizio ai fini dell’attribuzione del buono pasto, mettendo in discussione un accordo sindacale dell’INPS del 3 aprile 2003. Questo, almeno, è quello che c’è scritto nel messaggio N. 5325 del 12/6/2014, con il quale l’Amministrazione si adegua ai voleri della RGS senza nemmeno convocare le organizzazioni sindacali.

 

Nella giornata odierna abbiamo inviato una nota alla delegazione trattante dell’Amministrazione con la richiesta di convocazione del tavolo sindacale nazionale e di sospensione degli effetti del citato messaggio.
Con l’accordo sindacale dell’aprile 2003 le parti hanno stabilito che i permessi retribuiti, previsti dall’art. 33 della L.104 del 5/2/1992, sono equiparati a servizio effettivamente prestato, in modo da considerare i permessi per i  lavoratori portatori di handicap o che assistono parenti disabili come presenza in servizio utile a maturare il buono pasto. Tutto ciò per non penalizzare ulteriormente chi già deve affrontare situazioni difficili, rese ancora più pesanti per alcune categorie particolarmente disagiate, come i centralinisti che per di più, in poco tempo, si sono visti sfilare il proprio lavoro e adesso anche la possibilità di usufruire del buono pasto. Accanirsi contro la disabilità, come fa la Ragioneria Generale dello Stato, è disgustoso, ma lo è ancor di più perché i suoi rappresentanti all’INPS, che siedono nel Collegio dei Sindaci, pretendono ed ottengono il riconoscimento del buono pasto senza neanche attestare la presenza, così, sulla fiducia. Sono le miserie della vita di chi pensa di poter esercitare a proprio vantaggio il piccolo potere che gli è dato dal ruolo che ricopre, diventando invece inflessibile con gli altri.  

 

Si può accettare questa disparità di trattamento e questa vergogna? NO! 

 

L’Amministrazione ha la possibilità di rivedere una scelta insensata e insensibile convocando immediatamente il tavolo sindacale e sospendendo gli effetti del messaggio del 12 giugno. Poi saranno le organizzazioni sindacali a dover prendere una posizione decisa e ispirata alla solidarietà cercando di ottenere attenzione e giustizia per chi ne ha bisogno.