QUESTA E' LA USB
Comunicato n. 69/19
Nella serata del 24 luglio qualche vigliacco ha staccato tutte le locandine che avevamo affisso all’ingresso e nel cortile della Direzione generale dell’INPS, in via Ciro il Grande a Roma, per pubblicizzare l’assemblea del 25. Un gesto finalizzato a rendere “invisibile” l’iniziativa della USB. L’Amministrazione non ha voluto interrompere i corsi di formazione, come invece avevamo richiesto per favorire la partecipazione dei lavoratori neo assunti all’assemblea nazionale in videoconferenza. Qualche organizzazione sindacale ha pensato bene di ostacolare l’iniziativa della USB con assemblee territoriali. Nonostante tutto questo, l’assemblea organizzata dalla USB il 25 luglio sul Sindacato del XXI secolo è pienamente riuscita, ricevendo l’apprezzamento delle lavoratrici e dei lavoratori che vi hanno partecipato.
Numerosi gli spunti di riflessione arrivati dagli interventi dei quattro dirigenti nazionali della USB intervenuti all’assemblea. Da Aboubakar Soumahoro il racconto di un settore di lavoro, quello della catena agro-alimentare, con particolare riferimento alle condizioni dei braccianti agricoli, dove si registrano situazioni di vera e propria schiavitù e dove spesso non si sa neanche cosa sia la previdenza pubblica. Importante il richiamo del dirigente sindacale della USB all’esigenza di unire i lavoratori di tutti i settori. Un’unità costruita dal basso, con un’attenzione particolare a chi subisce condizioni di sfruttamento. Un concetto di unità sindacale ben diverso da quello degli apparati burocratici delle organizzazioni ormai svendute agli interessi padronali. Sergio Bellavita, un passato da dirigente nazionale della Fiom, ha raccontato della sua scelta di aderire al progetto sindacale della USB, parlando di un sindacato del XXI secolo che deve affrontare la disgregazione sociale e lavorativa determinata da politiche economiche e sindacali sbagliate. Un forte accenno alle questioni ambientali e all’esigenza di una produttività sostenibile che rispetti il territorio e garantisca la sicurezza dei lavoratori nel riferimento fatto da Bellavita alle vicende dell’ex ILVA di Taranto, oggi gestita da ArcelorMittal, con un richiamo alla morte di Mimmo Massaro, avvenuta per il crollo di una gru, mentre nella fabbrica tarantina gli incidenti proseguono con continuità quasi giornaliera. La USB ha chiesto la chiusura dell’ex ILVA, fabbrica di morte e di veleni, sollecitando il governo ad investire su un’alternativa occupazionale, per dare ai lavoratori ed ai cittadini di Taranto una nuova opportunità di sviluppo e di lavoro. Licia Pera ha parlato dell’impegno della USB in “Non Una di Meno”, la piattaforma femminista costituita in Italia con riferimento a “Ni Una Menos”, il movimento nato in Argentina nel 2015. La partecipazione della USB a questa esperienza è il naturale allargamento di battaglie che il sindacato di base fa sul piano delle vertenze lavorative. Comuni gli obiettivi e forte il sostegno allo sciopero globale delle donne, in occasione dell’8 marzo, che da tre anni vede la USB garantire la copertura sindacale all’iniziativa in Italia partecipando in modo numeroso alle manifestazioni di piazza. Infine Maria Vittoria Molinari, di ASIA-USB Federazione del sociale, ha riportato l’esperienza quotidiana di lotta nei quartieri di periferia a fianco di chi soffre condizioni di estremo disagio sociale ed abitativo. Per la dirigente nazionale della USB il sindacato del XXI secolo è un sindacato capace di stare anche fuori dei posti di lavoro ad organizzare cittadine e cittadini dimenticati da tutti, la cui sofferenza spesso è vissuta e raccontata come un fastidio o spettacolarizzata dai media.
Nel corso dell’assemblea abbiamo trattato anche altri argomenti come la Riorganizzazione dell’Istituto, la Circolare N. 103/2019, l’adesione al Fondo del credito ed altro, ma di questo riferiremo in un altro volantino. Qui ci siamo voluti soffermare sull’obiettivo principale della nostra iniziativa: fornire alle colleghe ed ai colleghi assunti da poco uno spaccato di quello che è la USB e di come intendiamo il sindacato proiettato nel futuro. Quella presentata è solo una parte delle attività della USB, un sindacato indipendente dai partiti ma un sindacato che fa politica, perché non si limita alla vertenzialità ma cerca di fornire gli strumenti di lettura dei processi decisionali che attraversano la società e il mondo del lavoro. Un sindacato conflittuale, che non considera il conflitto fine a sé stesso, ma lo strumento necessario da contrapporre alle imposizioni della controparte datoriale o governativa. Questo non significa non cercare di costruire un dialogo tra le parti, ma avere in testa una linea di demarcazione netta tra interessi e ruoli che necessariamente sono contrapposti. USB ha l’ambizione di ricostruire il movimento dei lavoratori, recuperando la parte nobile della storia del movimento sindacale, macchiata negli anni da politiche di connivenza con il potere politico e con le controparti datoriali, sfociate in un modello di sindacato che si limita a fornire servizi, spesso non attinenti a quelli che dovrebbero essere i compiti dell’organizzazione sindacale, come le tessere per sconti negli esercizi commerciali, l’iscrizione a fondi previdenziali privati, assicurazioni di ogni tipo ed altro. Per USB il sindacato del XXI secolo deve essere quello che abbiamo cercato di rappresentare in assemblea: confederale, realmente indipendente, conflittuale.