La Corte dei conti esamina la gestione finanziaria 2009 INPS
Lente d’ingrandimento su bilancio, riorganizzazione e poteri del Presidente
Comunicato n. 55/10
In allegato la RELAZIONE sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE per l’esercizio 2009
Nella relazione presentata al Parlamento giovedì scorso, la Corte dei conti esamina il bilancio 2009 dell’Inps, attualizzando l’analisi con i dati tendenziali del 2010 e con i recenti provvedimenti di legge che hanno interessato gli enti previdenziali.
Il quadro economico dell’Inps risente in modo evidente della crisi. L’avanzo finanziario del 2008, pari a 13,5 miliardi di euro, nel 2009 crolla a 5,3 mld e la tendenza per il 2010 è di 0,7 mld. Diminuiscono le entrate contributive. Le gestioni che vantano un forte avanzo patrimoniale, come quelle dei Parasubordinati (+56,5 mld) e delle Prestazione temporanee ai lavoratori dipendenti (+ 175,8 mld), subiscono una contrazione dell’avanzo economico rispetto al 2008 per effetto delle maggiori prestazioni erogate e della diminuzione delle entrate, conseguenza della recessione economica.
I preannunciati risparmi di 1,1 miliardi di euro nel triennio 2009/2011, legati alla centralizzazione degli acquisti ed al riassetto organizzativo, non trovano un significativo riscontro.
Il bilancio 2009 evidenzia una crescita delle spese di funzionamento a fronte di una diminuzione del 4% della spesa per il personale, all’interno della quale aumenta il divario tra la retribuzione del personale delle aree e quella di dirigenti e professionisti. Nonostante i tagli lineari che hanno colpito anche il Fondo di ente, la produttività ha registrato un aumento complessivo del 16%, di cui il 12,6% nei soli processi primari. Migliora la qualità dei servizi, che si traduce essenzialmente nella riduzione dei tempi di erogazione delle prestazioni.
I provvedimenti di riordino dell’ente sono stati attuati, con l’ausilio di una società specializzata, senza un piano strategico complessivo e una preventiva analisi dei costi e dei benefici. Si evidenzia, inoltre, la mancata condivisione interna del progetto di riorganizzazione. Le “case del welfare” sono rimaste alla fase di studio e progettazione. L’accorpamento di enti minori è considerato parte di un processo di razionalizzazione incompiuto, portato avanti con approssimazione.
Si sottolinea l’eccessivo ricorso alle esternalizzazioni, con il pericolo che diventino strutturali, citando ad esempio l’attività medico-legale in convenzione per l’invalidità civile (19 mln) ed il contenzioso giudiziario affidato agli avvocati domiciliatari (15 mln). Inadeguata è considerata la scelta di sopperire alle esigenze istituzionali attraverso i contratti di somministrazione (interinali) e l’acquisizione di dirigenti esterni con il ricorso all’Art. 19, c. 6 del D.lgs. 165/2001, affidandone il reclutamento ad una società esterna, la famosa PRAXI di cui abbiamo parlato in passato nei nostri comunicati ricevendo sempre smentite ufficiali dall’amministrazione.
La relazione giudica inadeguate le misure di sostegno al reddito per i lavoratori parasubordinati, a causa dei requisiti particolarmente restrittivi (1.499 domande liquidate su un totale di 10.091 acquisite).
Per quanto riguarda l’attività di vigilanza, gli obiettivi 2010 sono considerati piuttosto ambiziosi e si evidenzia l’esigenza di una mirata attività preventiva di “intelligence” che renda più efficace l’azione ispettiva, condizionata anche dalla diminuzione del personale in forza. Piuttosto alta la percentuale di lavoro irregolare tra i parasubordinati (93% delle imprese visitate), mentre esce confermato il dato di irregolarità in agricoltura sia riguardo alle imprese che alle prestazioni revocate a seguito di rapporti di lavoro fittizi.
Particolare attenzione è dedicata alla governance, con riferimento al DL 78/2010 (Legge 122) che ha soppresso il CdA e concentrato nelle mani del Presidente i poteri di politica gestionale, rendendo più stringenti i rapporti del vertice con i ministeri vigilanti, dei quali costituisce espressione e ai quali risponde. Evidente il giudizio negativo del Magistrato della Corte dei conti su tale assetto istituzionale, che limita l’autonomia dell’ente e contraddice il modello di governo duale. Il mancato rafforzamento delle competenze del CIV, infatti, indebolisce l’organo di indirizzo e vigilanza squilibrando i poteri a favore dell’organo politico.
La proposta di nomina del direttore generale, che prima spettava al CdA, con il decreto 78/2010 diventa prerogativa del Presidente, alimentando quella “catena di comando” dai vertici ministeriali a quello di indirizzo gestionale dell’ente, più vicina alla logica delle agenzie ministeriali e in contrasto con l’autonomia riconosciuta agli enti.
La Corte dei conti sottolinea, inoltre, l’anomalia dei provvedimenti di commissariamento adottati per l’Inps al di fuori delle previste ipotesi di patologie gestionali espressamente indicate per l’Istituto dal DPR 639/1970. Il Presidente dell’Inps ha assolto alle funzioni sostitutive del CdA, in qualità di commissario straordinario, fino al 31 maggio 2010, data di entrata in vigore del DL 78/2010, nonché per un breve periodo, e con poteri limitati, a quelle del CIV, cumulando competenze che dovrebbero essere tenute separate e che appaiono in dialettica contrapposizione tra loro. In tale periodo, è bene ricordare, è stata emanata la determinazione N. 140/2008 che ha avviato la riorganizzazione dell’Istituto.
Una relazione lucida, rigorosa, condivisibile in molti punti, anche se a volte non siamo d’accordo con la ricetta individuata per la soluzione dei problemi indicati, come nel caso delle pensioni.
Se concordiamo con la necessità di affrontare il problema previdenziale per assicurare in futuro pensioni dignitose ed evitare trattamenti al limite dell’assegno sociale, non possiamo tuttavia condividere la scelta di affidare alla pensione complementare la funzione di tutela del valore del trattamento previdenziale, come non possiamo accettare le recenti misure riguardanti le finestre mobili o l’elevazione dell’età pensionabile legata all’aspettativa di vita.
Continuiamo a ritenere indispensabile il rilancio della previdenza pubblica, attraverso un sistema che riveda l’assetto del mercato del lavoro, rivalutando il lavoro subordinato stabile ed attuando un’azione di serio contrasto all’elusione e all’evasione contributiva.
Ci rammarichiamo, infine, che certe considerazioni sia possibile leggerle in una relazione della Corte dei conti e non ascoltarle magari dalla voce di una classe dirigente quasi completamente asservita, che ha rinunciato ad esprimersi in autonomia, nell’interesse dell’Istituto e a difesa della dignità del lavoro pubblico.