RITARDI MAI VISTI NELLA STORIA
Comunicato n. 07/16
Dopo un anno di governo del presidente Boeri e del direttore generale Cioffi il vero nodo che la nuova organizzazione dovrebbe risolvere è il problema a cui è stata posta la sordina, ma che piano piano si sta affacciando alla ribalta.
Ormai da mesi la USB va ripetendo in tutte le occasioni, tavoli negoziali e/o commissioni sulla produzione, che le pensioni vengono liquidate con almeno 5 mesi di ritardo.
Il presidente non ha perso l’occasione per correggerci precisando che i mesi di ritardo per l’erogazione delle prime pensioni ai dipendenti pubblici o ai dipendenti ex ENPALS non sono più cinque ma 6/7, sottolineando però che “tale argomento verrà sbattuto in faccia da chi ha interesse a svilire il lavoro svolto dall’Istituto” (relazione incontro con la dirigenza).
Senza tema di smentite e senza alcun interesse a svilire alcunché, anzi al contrario, informiamo il presidente che, per quanto ci risulta, anche le pensioni “dei dipendenti privati” stanno facendo registrare un ritardo crescente nei primi pagamenti.
Purtroppo il presidente non ha speso una parola sulle cause che hanno portato a tale gravissima situazione, mai registrata prima nella storia sia dell’INPS che dei soppressi INPDAP ed ENPALS, né ha fatto cenno a cosa sarebbe necessario fare per affrontare il problema.
Si continua invece a sollevare la questione dei francobolli e dell’impossibilità di inviare la “busta arancione”, che a guardar bene appare del tutto secondaria rispetto all’erogazione immediata della pensione.
Ci scuserà il presidente ma per la USB sembra più pressante/urgente garantire subito l’erogazione delle pensioni piuttosto che far sapere ai pensionati del 2050, che la loro posizione assicurativa non è completa e che a causa delle discontinuità del lavoro precario, degli stipendi da fame e del calcolo contributivo le pensioni che verranno erogate saranno ai limiti della povertà.
Argomenti che la USB non ha mai smesso di denunciare fin dal giorno successivo all’approvazione della riforma Dini con il passaggio al contributivo.
Il presidente sa benissimo infatti, essendo un attento studioso della materia, che i “giovani” senza lavoro o con un lavoro precario, che riceveranno nel 2050 quelle misere pensioni, hanno oggi come unico sostegno i propri genitori che, se dovessero andare in pensione e ricevere il primo rateo dopo sette mesi, non sarebbero in grado di garantire la quotidianità né per loro né tanto meno per i propri figli.
Le domande sono dunque semplici:
- il nuovo assetto organizzativo appena varato, che immaginiamo sia stato condiviso con le segreterie confederali di CGIL CISL e UIL, nell’incontro con il presidente riportato dal quotidiano “L’Unità” del 27 gennaio u.s., consentirà un’erogazione della pensione senza soluzione di continuità con la retribuzione?
- Risolverà i problemi segnalati dalle RSU di moltissime sedi sugli affronti oramai quotidiani subiti da chi garantisce il front office, sul vertiginoso aumento dei carichi di lavoro, sulla deficitaria situazione organizzativa e la carenza di organico?
- E’ proprio sicuro il presidente che quello che appare come punto cardine del nuovo assetto organizzativo sia in grado di risolvere il problema del ritardo nei pagamenti delle pensioni? E se fosse, piuttosto, un corposo intervento sul sistema informatico, fra cui il “fascicolo elettronico individuale” la “reingegnerizzazione di processi e sistemi”, la “riprogettazione delle banche dati e infrastruttura tecnologica”, da realizzarsi tutti con altrettanti “affidamenti” a soggetti esterni, fuori dal costoso rapporto/controllo CONSIP, con la definitiva privatizzazione dell’attività informatica dell’Istituto?
LIBERIAMO L'INPS
Difendiamo la nostra identità di lavoratori INPS partecipando alle iniziative promosse dalla USB in preparazione dell’assemblea nazionale di venerdì 19 febbraio.