Azioni antisindacali: arriva l'Index sindacatorum prohibitorum
La direttrice della sede INPS di Lodi si è scoperta una vocazione censoria, da Indice dei libri proibiti (ricordate l’Inquisizione vaticana e il suo Index librorum prohibitorum?).
Ha infatti contestato a un rappresentante sindacale di aver indirizzato ai dipendenti un comunicato “...di contenuto del tutto inconferente rispetto ai temi istituzionali di lavoro e sindacali e aventi toni largamente invasivi sul piano personale...” (“inconferente” per dire irrilevante, non pertinente? Piuttosto che voler stilare censure, forse la dirigente dovrebbe leggersi un manuale di semplificazione nella comunicazione. Ce ne sono di buoni in giro).
Ma questa è questione di dettaglio.
Il tema vero è: tocca alla dirigente decidere quello che devono dire i rappresentanti sindacali? Bisogna sottoporre a lei preventivamente i comunicati? Farsi rilasciare un “imprimatur”, come faceva il Santo Ufficio con i libri da stampare? Siamo tornati ai tempi dell’Inquisizione?
C’è forse l’idea di redigere un “Index sindacatorum prohibitorum”? Quelli buoni da una parte e quelli cattivi (appunto: prohibiti) dall’altra?
La dirigente si è sentita offesa dal comunicato sindacale? Se l’offesa supera i limiti del codice penale, non è certo un procedimento disciplinare lo strumento adatto a sanzionarla. Sennò, siamo nella libera dialettica sindacale. Che va rispettata e accettata.
Altra questione è quella di sostenere che il rappresentante sindacale non può spedire comunicati con la strumentazione informatica aziendale e in orario di lavoro.
E come dovrebbe, il rappresentante, comunicare con i lavoratori? Distribuendo volantini fuori orario? Cioè fuori dal contesto per il quale i comunicati sono stati scritti?
Il rappresentante sindacale non dovrebbe usare gli strumenti informatici in orario di lavoro? E quando, di grazia, dovrebbe farlo? Fuori orario, cioè in straordinario? Come potrebbe diversamente comunicare con i lavoratori?
L’atteggiamento della dirigente appare mirato a limitare la libertà sindacale, e a impedire l’attività dei rappresentanti sindacali, ma i sindacati sono riconosciuti costituzionalmente. Impedirne o limitarne l’attività equivale a violare la Costituzione.
O la dirigente pensa che il rappresentante debba farsi dirigere da lei stessa? Sotto il suo alto patronato? Per dirla in modo semplice, forse la dirigente si è allargata un po’ troppo. Confonde i ruoli.
Dice un vecchio proverbio milanese: “Ofelè, fa el to mesté”, “pasticcere, fa il tuo mestiere”.
La dirigente faccia il suo mestiere e non interferisca con i contenuti e il ruolo del rappresentante sindacale.
Sarebbe ben grave se questo intervento ottenesse il risultato intimidatorio che si prefigge.
Sarebbe grave per tutti.
Lodi, 01.10.2015 USB INPS Lodi