DALLA CAMPAGNA SUI FANNULLONI AL DECRETO-LEGGE n. 112
La vergognosa politica del governo sulla Pubblica Amministrazione
In allegato il comunicato n. 25/08
Il lungo bombardamento mediatico sulle inefficienze della pubblica amministrazione è servito a far crescere nel Paese un odio viscerale nei confronti dei dipendenti pubblici, considerati dal ministro Brunetta, che in qualche modo rappresenta il loro datore di lavoro, come una palla al piede dell’economia nazionale.
Nelle sedi INPS sempre più spesso i lavoratori impegnati nel confronto con l’utenza sono oggetto d’insulti e di minacce, segno che la campagna diffamatoria sui pubblici dipendenti fannulloni ha scavato in profondità e dato vita ad un luogo comune assunto in forma generalizzata.
Il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008 mostra in modo evidente che l’aggressione contro i pubblici dipendenti aveva ed ha anche lo scopo di fiaccarne le resistenze, per poter far passare provvedimenti legislativi che, lontani dal rinnovare la pubblica amministrazione, la pongono di fatto in liquidazione insieme ai diritti dei lavoratori.
Sugli 85 articoli del decreto-legge basterebbe concentrarsi su alcuni per scoprire che:
§ Dal 2009 si riduce drasticamente la possibilità di assumere nuovo personale o di stabilizzare quello precario operante da tempo nelle amministrazioni pubbliche;
§ Dal 2009 si riducono enormemente i Fondi di Ente o di Amministrazione e si legano gli incentivi alla valutazione della produttività individuale, piuttosto che ad obiettivi complessivi;
§ Da ottobre 2008 si riducono del 10% gli organici e, nel frattempo, con effetto immediato si considerano pari alla forza al 30 giugno 2008;
§ La Corte dei Conti aumenta il proprio potere di controllo, che diventa vincolante sia nei contratti collettivi che in quelli integrativi;
§ Indipendentemente dalla durata della malattia, nei primi 10 giorni è riconosciuto il solo trattamento economico tabellare, escludendo ogni altra voce fissa e continuativa ed il salario accessorio. Per malattie superiori a 10 giorni, o dalla seconda malattia, è valido solo un certificato medico rilasciato da una struttura sanitaria pubblica;
§ Ai dipendenti ai quali è stata riconosciuta un’infermità per causa di servizio non si assegna più alcun trattamento accessorio, oggi definito per legge o contratto;
§ Si introduce un finto scivolo, prevedendo la possibilità di sospendere l’attività nei cinque anni antecedenti i 40 di anzianità contributiva, prevedendo una decurtazione del 50% della retribuzione;
§ Si intende affidare a soggetti privati (Agenzie per le imprese) l’attestazione dei requisiti per la realizzazione, la trasformazione, il trasferimento e la cessazione dell’esercizio di attività delle imprese;
§ Non si mette realmente mano al taglio delle consulenze esterne.
QUALI SONO LE CONSEGUENZE ECONOMICHE SUI LAVORATORI DELL’INPS?
Per quanto riguarda l’INPS, portare il Fondo di Ente al valore del 2004, diminuito del 10%, come prevede il decreto-legge 112, significherebbe perdere nel 2009 oltre 53 milioni di euro rispetto al Fondo del 2007. Inoltre, la norma del decreto che prevede per il 2009 di non poter utilizzare le risorse dell’Art. 18 della Legge 88/’89, comporterebbe la riduzione di ulteriori 144 milioni di euro circa, oggi assegnati ai progetti speciali.
La perdita secca di incentivo individuale si aggirerebbe intorno ai 6.000 euro annui.
Al tempo stesso il decreto prevede che debba essere valutata la produttività individuale e non quella collettiva, evidentemente ipotizzando di incentivare solo un gruppo di lavoratori, a cui andrebbero ripartite le risorse economiche.
L’applicazione del decreto determinerebbe la fine della possibilità di bandire nuove selezioni interne per i passaggi ai livelli economici superiori.
Dobbiamo respingere questo attacco al salario dei lavoratori pubblici e, nello specifico, di quelli degli Enti previdenziali.
Dobbiamo rivendicare organici adeguati, nuove assunzioni pubbliche e stabilizzazione dei precari.
Per questi motivi la RdB-CUB proclama lo stato di agitazione dei lavoratori dell’INPS, a cominciare dal rispetto delle mansioni, impegnando l’amministrazione e l’intero comitato di settore ad intervenire sul governo per evitare la conversione in legge del decreto.